Quando ero piccola la mattina di Pasqua si scendeva pigramente in cucina per una colazione tranquilla e un po’ più lenta del solito. Ricordo bene il momento in cui, sbirciando dalla porta prima di entrare, vedevo già sul tavolo due o tre belle ovette di cioccolato, avvolte in carte scricchiolanti e luccicanti, allegre e colorate, argentate o dorate, con disegni di coniglietti, pulcini e agnellini.

Pasqua era Primavera, erano i nonni che venivano a pranzo a casa mia, era una domenica speciale in cui si andava a messa tutti insieme… ed era anche cioccolato! Cioccolato e curiosità. Ricordo ancora l’attesa, l’acquolina e la trepidazione, mentre il coltello si infilava nella fessura tra le due metà dell’uovo, la sfida era aprirlo senza romperlo, e si divideva in due parti perfette. Se chiudo gli occhi rivedo, quasi in slow-motion, il momento in cui le due parti basculavano piano sul la carta lucente e la pallina con la sorpresa roteava qualche istante nel guscio goloso. Allora io allungavo la manina e in un attimo la sorpresa veniva alla luce.
Ora sono cresciuta e, ogni anno, un pezzettino alla volta, quella mattina, è cambiata. Qualcuno di importante non c’è più, qualcuno è entrato nella mia vita ed è diventato importante. Vecchie abitudini si sono perse mentre altre si sono consolidate, nuovi momenti si sono trasformati in piccole tradizioni.
Quest’anno poi le cose sono andate davvero molto diversamente dal solito. È stata una Pasqua più solitaria e raccolta, per il bene di tutti ci sono stati tanti saluti, abbracci e baci, ma solo virtuali. Abbiamo rinunciato alle tavolate, ma l’allegria l’abbiamo comunque trovata, in un buffo aperitivo via Skype con chi deve stare lontano anche se è sempre vicino al cuore, nel sole che entrava dalla finestra creando giochi di luci delicatissimi, nei fiori pastello che ci ha regalato il nostro giardino e nell’aver vissuto questa giornata come una piccola “fuga” romantica.
Mancava solo un tocco di magia, quella magia che solo le piccole tradizioni di famiglia possono dare. Così ha fatto capolino nella nostra Pasqua una “tradizione nuova” (lo so, è un ossimoro, ma sono sicura che si perpetuerà nel tempo) e una tradizione recuperata dall’infanzia.

Gli Hot Cross Buns a colazione e l’uovo di cioccolata!
Gli Hot Cross Buns li ho scoperti solo pochi giorni fa. Sebbene ami molto i dolci e i panificati nordici e anglosassoni, non ne avevo mai sentito parlare. Si tratta di panini speziati decorati una caratteristica croce. Fanno parte della tradizione cristiana inglese fin dal quattordicesimo secolo, si racconta creati da un monaco con l’intento di destinarli ai poveri il Venerdì Santo. Su questi dolcetti ho letto molte leggende e curiose credenze popolari. Qualcuno dice che siano di buon auspicio quando si intraprende un viaggio per mare, altri sostengono che aiutino a curare i malati o che proteggano la cucina dagli incendi. Pare che dividerne uno con una persona cara ne preservi l’amicizia e, addirittura, se preparati il giorno giusto, appunto il Venerdì Santo, i Buns non ammuffiranno. Piccolo spoiler: per quest’anno non potremo verificarlo… li abbiamo mangiati tutti il Lunedì dell’Angelo!
Quindi, con l’avvicinarsi di Pasqua, questi fotogenici panini hanno invaso le gallery di Instagram e non ho potuto resistere alla tentazione di sperimentare! Così sabato ho fatto gli occhi dolci al maritino. Lo so, avevamo tante cose da fare, ma come dire di no a quei graziosissimi paninetti che promettevano una colazione memorabile? Lui non sa proprio negarmi nulla, così abbiamo ritagliato un po’ di tempo anche per loro.
È un periodo in cui ho sempre voglia di provare nuove ricette di lievitati, per mettermi alla prova e tenere attivo il mio lievito madre. Così ho cercato una ricetta con licoli. Tre, due, uno… si parte! Mentre le uvette si ammollano in acqua appena tiepida, con l’aiuto dell’immancabile KitchenAid rossa fiammante, mi concentro sull’impasto: sciolgo il licoli nel latte e unisco farina (possibilmente forte), zucchero di canna e albume. Poi è il turno delle scorzette, tante di arancio e pochette di limone (che il maritino ama solo se a piccole dosi), e delle spezie. Il profumo di arancia e cannella invade la cucina, mentre la planetaria lavora ritmicamente e io intono la loro filastrocca:
Hot Cross Buns, Hot Cross Buns,
One a penny, two a penny,
Hot Cross Buns,
If you have no daughters,
Give them to your sons
One a penny, two a penny,
Hot Cross Buns,
But if you have none of these little elves
Then you may eat them all yourselves.
Quando l’impasto diventa bello elastico aggiungo il rosso dell’uovo e il burro a pezzetti (io sono stata un po’ indietro di burro). Ultimi ma non meno importanti, l’uvetta e il pizzico di sale. Non resta che formare una bella palla e attendere con pazienza il raddoppio. Mentre le lancette dell’orologio giravano e io sbrigavo altre faccende, sono tornata parecchie volte in cucina a vedere come stava la pallotta lievitante… e a sniffare quel magico profumo.
Al momento giusto l’ho divisa in 6 panini, posizionati un po’ distanziati sulla leccarda, dovevano ancora riposare almeno un paio d’orette, prima di finire in forno a farsi una bella tintarella. Era già un po’ tardino e io ero stanca… ma soprattutto, volete mettere il profumo del pane caldo appena svegli? Senza pensarci due volte, i pallottini sono finiti in frigo.
Nel silenzio del mattino, con la casa addormentata, mi sono alzata in punta di piedi e sono sgattaiolata in cucina. Dalle persiane filtravano i raggi del sole, cadevano delicati sulla tovaglietta a righe azzurra e sulle gerbere bianche. Ho aperto la finestra solo per metà, la penombra mattutina infondeva serenità e invitava a conservare quella quiete carica di pensieri positivi.
Ho estratto i Buns dal frigo e li ho lasciati acclimatare mentre mescolavo l’acqua con la farina e un ricciolo di burro. Con latte e tuorlo, ho spennellato il piccolo tondo esercito, ben pingue e schierato nella teglia, quindi con la sac à poche ho disegnato le famose croci. Infine in forno.


Mentre il profumo di pane dolce e speziato si diffondeva per tutta casa ho riempito il bollitore e ho svegliato il maritino. Quando siamo arrivati in cucina i Buns erano belli abbronzati. Sfornati e spennellati con sciroppo d’acero, hanno reso memorabile la colazione di una giornata speciale.
A questi Signori Panini è stato abbinato un Signor Tè: uno Shui Xian dei monti Wuyi, dal sapore lievemente tostato e legnoso, ma anche floreale e dolce, caldo e avvolgente. Intenso, ma gentile ed elegante. Ruvido, ma solo per qualche istante. Perfetto con le spezie e i sentori agrumati e caramellati.
Ne siamo rimasti così entusiasti che ormai è ufficiale: gli Hot Cross Buns non mancheranno più la mattina di Pasqua sulla nostra tavola… una nuova piccola tradizione per la nostra famiglia!

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