Un giorno di festa può essere speciale anche grazie a tante piccole cose.

Un giorno di festa solitario, in questo anno strano che ci ha rubato il piacere di stare tutti insieme, può regalarci una non-fuga romantica col maritino, un pranzo “ritardatario” ma senza stress e qualche momento in più per noi, per fare qualcosa che ci piace.
Un giorno di festa iniziato con questa colazione perfetta e proseguito con un’atmosfera romantica e un po’ surreale.
In questa silenziosa e quieta mattina di Pasqua, ho trovato i pennelli fuori dal loro astuccio e non ho potuto resistere alla tentazione di ritagliare un po’ di tempo per “giocare” col mio piccolo TeaPet. Il birichino ha abbandonato il tè per concentrarsi sulle uova decorate …e su quelle di cioccolato, ma non ha considerato che a continuare a girare intorno alle uova lo avrebbe portato a doversi occupare di una nidiata di pulcini!



Abbandonato il monello ai suoi pigolanti gialli cucciolini, la cucina mi aspettava… e intanto il maritino, che ha occhio per queste cose, apparecchiava in sala il nostro pranzo romantico. Complice la stanza “delle feste”, le vetrate colorate e i raggi di luce che filtravano morbidi tra i rami del vialetto di fronte e entravano dalla finestra in fasci delicati, quando ho abbandonato la cucina per sedermi a tavola mi sono trovata in un piccolo delicato ovattato sogno!
Mancava solo un dettaglio per rendere tutto perfetto, un aperitivo studiato per il nostro palato.
A questo punto è necessario fare una confessione, fino circa tre anni fa non avevo mai assaggiato vini, bianchi, rossi o rosè che fossero. Di superalcolici invece un po’ mi diletto, già da parecchio tempo… ma questo è un altro discorso, ne parleremo poi! Quindi la mia conoscenza con il vino è iniziata recentemente, la prima volta in cantina fu in Spagna, durante il viaggio di nozze. Non potete vederlo, ma ora mi brillano gli occhi. Sarà stato l’imprinting? Vita nuova, gusti nuovi, io e il maritino abbiamo iniziato ad assaggiare!
Per ora, le visite in cantina restano ancora sporadiche (soprattutto se paragonate alle incursioni in sala da tè). In una delle ultime, a Santo Stefano Belbo, nel cuneese, abbiamo visitato la tenuta e assaggiato l’eccezionale produzione di Marco Capra. Da quella gita, ho portato a casa un piccolo ma interessantissimo bottino e proprio un paio di giorni fa avevamo aperto una delle bottiglie del suo superlativo Moscato.

Era un piccolo segno del destino.
Vi ricordate lo Shui Xian che ci siamo concessi a colazione? Ecco, ho fatto una seconda infusione intensa, usando un po’ meno acqua di prima, perché avevo intenzione di aggiungere un paio di cubetti di ghiaccio. Quando si è raffreddata (di solito non uso questo metodo per il tè fresco, ma si tratta di un tè morbido, che non tira fuori note astringenti raffreddandosi e mi sono fidata di lui!), ho aggiunto 1/3 di Moscato fresco (uscito da poco dal frigo) e un paio di cubetti di ghiaccio… et voilà!
Non si tratta di un cocktail elaborato, ma la semplicità di questo abbinamento ci ha colpiti. Le note dolci, di fiori, con accenni di roast, miele e legno che abbiamo trovato in questo tè si sono combinate perfettamente con quelle floreali e di frutta matura a pasta gialla del vino.
Alziamo i calici. Cheers!