«Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù» lo salutò l’umano. Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.
Luis Sepúlveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.
Era il 1996 e io frequentavo la quinta elementare. Fu la prima volta in cui ci conoscemmo. Io e il gatto Zorba e la piccola Fortunata e il loro papà Luis Sepulveda.
Il libro arrivò a casa appena dopo l’uscita in libreria, fui proprio io ad acquistarlo con i risparmi delle “misere” paghette settimanali e regalarlo alla mia cara zia, che fu maestra, ma soprattutto divoratrice di libri. E infatti divorò anche questo e subito me lo passò.
Da piccina leggevo tanti libri, anche se lentamente. Però ricordo perfettamente il momento in cui aprii quel volumetto con la copertina flessibile azzurra. Stesa a pancia in giù sul divano morbido di velluto, la stanza minuto dopo minuto scivolava nella penombra, ma io non potevo alzarmi ad accendere la luce, non potevo staccare gli occhi dalla pagina. Fino a che non arrivò la fine e la vista si inumidì.

Fu un vero e proprio colpo di fulmine.
Era la prima volta che la bimba dislessica che ero leggeva un intero libro in un pomeriggio; era la prima che mi commuovevo per un libro.
Ma non fu l’ultima volta. Ho letto e riletto questa storia in momenti diversi della mia vita. L’ho fatta leggere al mio maritino, quando la nostra storia era solo ancora un’ipotesi romantica di adolescenti e quando l’ipotesi si è mutata in realtà lui l’ha letta per me, registrandola su cd, perché dislessica lo ero da bimba e lo sono tuttora, facendomi uno dei più romantici regali di Natale di sempre.

Ora scaldo l’acqua, preparo un tè intenso e caldo, mi siedo in un angolo tranquillo e riapro quel vecchio amico, il libercolo ereditato con la copertina azzurra un poco sciupata e la carta ingiallita.
E come quella bimba tanti anni fa, non alzerò il naso dalle pagine fino a che Fortunata non spiccherà il volo.