Un raggio di sole mi saluta mentre metto il naso fuori di casa e l’aria frizzante mi riempie i polmoni. Ecco, un sabato mattina come non se ne vedevano da un po’! Non solo per l’atmosfera autunnale che si inizia respirare, ma per la sveglia presto e la direzione che prendono i nostri passi. Infreddoliti, ci infilamo in auto e poi rotta verso Milano. Oggi si torna in presenza! Dopo più di un anno, si va in sala da tè per una degustazione con vecchi amici. Che emozione!
Igienizzate le mani, controllati greenpass e temperatura, per sentirci tutti più sicuri, prendiamo posto, un po’ più distanti ma sempre più vicini che mai nell’ultimo anno! Ognuno al proprio tavolo, con il proprio tè e la propria gaiwan, ci godiamo le infusioni con calma e tranquillità sotto la guida impeccabile dell’accogliente padrona di casa, Barbara.

Partiamo per la Cina: prima tappa Yunnan, la culla del tè, dove troviamo alberi di Camellia Sinensis antichi, centenari e più, alberi che crescono selvatici nella foresta e non in piantagioni, varietà con foglie grandi (Daye). Sebbene Yunnan ci porti alla mente Puer, oggi no, perché il primo della lista è un tè bianco, Yueguang Meiren che viene dalle montagne di Jinggu, ricche di alberi antichi. Questo tè è una delizia per gli occhi: il cultivar Dabai ci offre grandissime gemme carnose, coperte da un folta peluria. Le prime infusioni sono dolci e floreali, il liquore chiarissimo spande profumo di fiori selvatici che mano a mano muta in sentori di erbe selvatiche e tanto miele. Solo una lievissima astringenza che non dà fastidio ma, anzi, pulisce la bocca.



Restiamo in Yunnan e proseguiamo con un hong cha (tè rosso, ovvero completamente ossidato, quello che in india definiamo tè nero), di una cultivar locale, che mi rapisce il palato… e il cuore! Viene da Lincang, dalla zona a nord di Puer City, e come dice il nome, Jinzhen, è composto da gemme dorate (Jin), durante l’ossidazione infatti la peluria assume un color dorato-aranciato, e le foglie mostrano seducenti sfumature di oro, arancio e marrone, proprio i colori dell’autunno di cui ho una gran voglia di riempirmi gli occhi. È un tè morbido e corposo, mai astringente. Attraverso le varie infusioni ci rivela tutta la sua complessità. Le foglie bagnate profumano di salato, salamoia, ma il liquore è immediatamente castagna e miele, castagnaccio (dolce a base di farina di castagne). Un finale lievemente umami si accorda perfettamente con un tè così denso e liquoroso.



Prima di spostarci nella provincia del Guizhou, una piccola coccola che pulisce il palato e riempie lo stomaco, piccoli biscotti-letterine che ci dicono G, R, A, Z, I e E… ma sono io a ringraziare per questa mattina speciale, rilassata e densa di fragranze e sapori sorprendenti.

Eccoci ad ovest dello Yunnan, in una zona che coltiva tè da secoli, ma ha aumento recentemente la produzione, convertendo i campi terrazzati dedicati al riso, in piantagioni di tè. Entrambi i tè che provengono del Guizhou sono stati raccolti prima della festa di Qing Ming.
Il primo viene da Duyun ed è un Maojian, lavorato a verde. È un tè delicato, ricco di gemme, le foglioline a forma di spirale sono piccine e coperte di peluria, per cui è opportuno versare prima l’acqua nella gaiwan e solo dopo aggiungere le foglie. L’acqua si insinua nelle spiraline e le foglioline immediatamente scendono sul fondo. Morbido e fresco con note appartenenti al mondo vegetale, dagli edamame al vapore alla castagna bollita, con un finale nocciolato, dato probabilmente dal calore secco della lavorazione manuale nel wok. In particolare, la seconda infusione è densa e molto intensa, ma non amara.



Proseguiamo con il secondo tè di quest’area, lavorato ad Hong cha: proviene dalle montagne di Dushan. Raccolto prima del 5 di aprile, ci dona foglie piccoline e una quantità di gemme dorate. È modellato a mano, anch’esso in piccole spirali. Il suo liquore è dolce, profumatissimo. Inizialmente sento cacao e una nota di nocciola tostata, poi i fiori. Una piccolissima punta di acidità e tanta dolcezza, marmellata di prugne e malto. Che tè goloso!


Dulcis in fundo, si dice, arriviamo nel Jiangsu, provincia situata verso la costa orientale tra Shandong, Anhui e Zhejiang. Siamo a Yixing (l’antica YangXian), famosa per le sue teiere di zisha (sabbia viola). Qui a Dongting, nella zona del lago Tai, viene prodotto Hong cha fin dall’epoca Qing. Questo tè era particolarmente apprezzato a corte ma, con la fine della dinastia, rischiò di scomparire. Per fortuna negli anni ‘50 l’interesse si riaccese e, all’inizio degli anni ‘80, la produzione fu curata con grande attenzione con l’aiuto di un esperto proveniente dallo Zhejiang, cosa che portò un notevole miglioramento nella qualità del tè. Complesso e persistente, questo Hong cha dalle piccole foglie sottili ha un bouquet ampio. Subito una nota di cacao esce prepotente dalla gaiwan, seguita dalla crosta di pane e dal profumo di patata dolce arrosto. Il liquore, dolce e morbido, lungo le numerose infusioni, svela fiori, miele di bosco e una punta di legno. Mai astringente, con un “pizzico” di sapidità, si accompagna perfettamente all’ultimo saluto che ci viene servito: i bottoncini al cioccolato fondente e sale: biscottini tanto piccoli quanti deliziosi.



Adesso è ora di uscire, la luce autunnale ha scaldato la giornata, o forse questi tè, perfetti per una stagione sempre in bilico tra una nebbia leggera e un sole pigro e indeciso, ci hanno riempito di energia. Un bel viaggio, questa mattina. Grazie a chi ci ha guidato e chi ci ha accompagnato. Ma soprattutto… a quando il prossimo giro?
